martedì 1 luglio 2014

la conferenza nascosta...

Il tema spinoso è quello -ancora una volta- quello dell'acqua. Negli anni '70 fu il petrolio a tenere desta l'attenzione di tutti, ma oggi sembra che l'attenzione vada verso qualcosa di molto più fondamentale per la nostra vita: l'acqua.

Vogliamo raccontarvi la serata-incontro aperta a tutti i cittadini del Comune, che si è svolta a Bannia il 26 giugno scorso, organizzata dall'Assessorato all'Ambiente con il "puntuale" e colpevole preavviso di solo qualche decina di ore (quasi venisse auspicata la minore partecipazione possibile... ma noi c'eravamo).

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ACQUA_ZONE - I TERRITORI DELL’ACQUA
Organizzato dal Comune di Fiume Veneto Area Urbanistica, Edilizia Privata ed Ambiente

Relatori:
  • prof. Franco Cucchi (Università di Trieste)
  • dott. Daniele Della Toffola (ARPA FVG)
  • dott. Toffolutti Baldovino (ARPA FVG)

Cucchi: nella zona delle risorgive il bilancio idrico è positivo, nel senso che dal punto di vista quantitativo (bilancio tra “entrate” e “uscite” di acqua) non c’è deficit, anzi c’è surplus. Ci sono problemi, invece, di QUALITÀ. I pozzi artesiani attuali prelevano a circa 140 metri e l’acqua è di ottima qualità rispetto ai vecchi pozzi a 30 metri; quest’acqua prelevata a -140 metri è molto “vecchia”, ha circa 20.000 anni (quella più superficiale ha circa 2 anni). L’emungimento crescente ed altri fattori provocano però un fenomeno di
“rimescolamento” delle acque; nel senso che l’acqua profonda tende a “sporcarsi” e poi non si può più pulire se non con tecniche molto costose.

Della Toffola: ha parlato del concetto di IMPRONTA IDRICA, ovvero dell’importanza della risorsa “acqua” anche come materia prima per produrre le varie cose che ci circondano. Ad esempio per fare un paio di jeans ci vogliono dagli 8.000 agli 11.000 litri d’acqua. Tra i dati citati, il più impressionante riguarda il nostro mare: il 40% dei rifiuti galleggianti nel Mediterraneo sono resti del tabagismo degli ultimi quarant’anni, e di tutti i paesi europei. I mozziconi dai vari paesi, anche nordici, con gli anni finiscono nei fiumi e, prima o poi, arrivano al mare. La gran parte dei rifiuti comprende però è composta da plastiche varie (bottiglie, oggetti, sacchetti, ecc.). Queste plastiche per l’azione del sole e dell’acqua rilasciano il bisfenolo, che dà grossi problemi ormonali al patrimonio ittico. Quindi, il concetto che poi viene ripreso da Toffolutti in ambito più locale, è che c’è un accumulo globalizzato di rifiuti nel tempo e nello spazio (il Mediterraneo, mare davvero europeo, diventa la discarica di tutti i Paesi, non solo di quelli che si affacciano sulle sue sponde). Vengono infine toccati con esempi concreti, altri due concetti interessanti: l’importanza di piantumare nuovi alberi, che permette di modificare, anche localmente, il clima (nel senso che viene agevolata la caduta della pioggia) e l’importanza del far ritornare l’acqua superficiale in falda (combattere la cementificazione/impermeabilizzazione del suolo).

Toffolutti: ha presentato molti dati analitici relativi ai nitrati presenti nell’acqua della falda freatica locale, sulla base di controlli effettuati nel corso del 2010. La situazione presentata non è proprio rosea quanto a qualità delle acque sotterranee, sia nella zona del pordenonese che, in particolare, nel Comune di Fiume Veneto. La tendenza è in peggioramento. La peggiore situazione riguarda la zona pedemontana (Aviano-Montereale-Maniago) che risente degli scarichi degli aerei della Base USA (clorurati, pesticidi,…) e piano-piano hanno reso di scarsa qualità l’acqua. Tra l’altro, questi residui non rimangono confinati nei Comuni suddetti, ma nel tempo tendono a sconfinare, “rovinando” anche la nostra acqua, che sgorga più a valle. Per esempio, il limite di legge dei nitrati è 50 milligrammi per litro; a Fiume siamo intorno ai 17mg/l (per i bambini piccoli però è sconsigliato superare i 10mg/l). La zona sotto il Tagliamento è invece più “fortunata” perché l’azione di dilavamento del fiume Tagliamento in pratica mantiene più pulita l’acqua di falda, che ha valori più bassi di nitrati. Altri valori, come quelli dei minerali, ad esempio l’azoto, normalmente presenti nel terreno, sono influenzati dalla zootecnia e dall’agricoltura. Cosa cambierebbe se si ricorresse maggiormente alle tecniche dettate dall’agricoltura biologica? Toffolutti risponde che sì, l’agricoltura biologica non lascia mai il terreno “nudo” e svuotato di sostanze nutritive, quindi si utilizzano meno concimi e perciò questi valori (di minerali presenti nel terreno e nelle acque) diminuiscono sensibilmente.

A questo proposito vogliamo citare un servizio di Report di qualche mese fa, che sottolineava la bontà dell’agricoltura biologica, non tanto per la differenza del prodotto (le mele, bio o no, hanno gli stessi valori nutritivi) ma sulla grande differenza che si ha sul terreno (l’impronta): quello coltivato biologicamente, dopo il raccolto, rimane molto più “vivo” e performante, qualità che vanno poi ad incidere molto sulla qualità complessiva dell’ambiente circostante.

Un tema -quello dell'agricoltura- che abbiamo ben capito si riflette non solo sulla "buccia" della nostra Terra, ma anche nelle profondità del sottosuolo... per poi tra anni sgorgare. Dobbiamo solo decidere che cosa vogliamo vedere sgorgare per la sete dei nostri figli!

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